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Il grande saccheggio: ciclo edilizio ed espropriazione

September 27th, 2012 Comments off

falling building public domainDal 2007 ad oggi siamo stati letteralmente assaliti dalla narrazione della crisi, un fiume di parole ed interpretazioni ci ha condotto, anno dopo anno, in uno stato di sovraccarico informativo. In questa condizione, pur essendo perfettamente consapevoli della gravità della crisi, ci mancano gli strumenti per comprendere come la condizione di impoverimento che ci troviamo ad affrontare quotidianamente sia, strutturalmente, collegata all’accumulazione di profitto a vantaggio di pochi.

La casa e, più in generale il diritto ad abitare, rappresentano un punto critico per spiegare questa connessione: da un lato l’accesso ad un abitazione decente rappresenta uno dei diritti sociali fondamentali, dall’altro la recente finanziarizzarizzazione dell’economia ha trasformato il volto del settore edilizio; la casa, prima ancora di essere un diritto fondamentale, rappresenta un eccellente occasione di mietere profitti privati a spese della collettività.

Crescita dei prezzi, mutui e debito privato

Secondo i dati del cresme1 a partire dal 2000 assistiamo ad un incremento verticale dei prezzi degli immobili residenziali. Consideriamo come termine di paragone il 1992, ovvero l’apice del precedente ciclo immobiliare (e quindi precedente massimo storico nell’andamento dei prezzi). Fatto cento il prezzo del 1992, nel 2000 il prezzo di un immobile in un capoluogo di media dimensione ammonta al 107% del prezzo di riferimento, nel 2009 il prezzo arriva al 130% per poi ridiscendere nei due anni successivi. Più contenuto è l’aumento nei grandi capoluoghi, in questa tipologia di insediamento i prezzi raggiungono il loro massimo (124%) nel 2007, per poi ridiscendere.
A partire da questi dati due sono le considerazioni da fare. In primo luogo nel 2011 e 2012 assistiamo una riduzione dei prezzi ma che, come si può leggere dal grafico (cfr. img 1) e soprattutto dai precedenti cicli, probabilmente ci consegnerà un mercato in cui i prezzi si collocheranno comunque a livelli superiori rispetto al passato. In secondo luogo il nuovo ciclo speculativo-immobiliare si manifesta in un periodo di contrazione dei salari. Se alla fine degli anni 80 la quota salari, ovvero la parte di ricchezza creata dai processi produttivi che finisce ‘in tasca’ ai lavoratori dipendenti, era relativamente stabile, dopo il ’91 assistiamo ad un crollo drammatico di questo indicatore2. In altre parole, in questo momento, stiamo comprando o affittando case che costano molto di più con molti meno soldi.cicli immobiliari italiani 2011

Il risultato è facilmente intuibile: una crescita sostenuta del debito privato che viaggia di pari passo con la crescita del mercato dei mutui. Secondo i dati Bankitalia3 Il valore totale dei mutui immobiliari emessi dalle banche, è più che raddoppiato nell’arco 2001-2010. Sempre nel 2010, secondo i dati Eurostat, sulle famiglie italiane gravava, in media, un debito pari al 65% del reddito annuale, come si può vedere dal grafico (cfr img 2), nel 2000 questo rapporto era dimezzato. Con ogni probabilità buona parte di questo colossale aumento del debito privato ha contribuito al finanziamento dell’ultima bolla immobiliare.

Contemporaneamente, c’è da considerare anche un secondo problema, il ciclo edilizio 2000/2008 ha comportato un consumo di suolo senza precedenti. Secondo Legambiente, nel solo 2011 è stata urbanizzata un’area di 500 km2, pari a tre volte l’area edificata del comune di Milano. All’espropriazione economica si aggiunge, quindi anche l’espropriazione ecologica, con tutto quello che ne consegue, in termini di malattie respiratorie, tumori e patologie cardiache.

Il ruolo dello Stato

Ovviamente tutto questo avviene senza la bencheminima tutela dell’abitante da parte del settore pubblico: l’edilizia popolare è data per dispersa dalla fine degli anni ’70 e l’edilizia a canone convenzionato agonizza fra le grinfie delle coperative edilizie, interessate a tutto tranne che a fornire alloggi ad una cifra abbordabile. Aggravando ulteriormente la situazione, lo Stato continua a pompare soldi nel settore delle costruzioni, finanziando, praticamente a fondo perduto mega progetti di dubbia utilità, i quali sono inoltre afflitti da una cronica mancanza di trasparenza4.

Facendo un passo indietro ed osservando il fenomeno nella sua complessità, possiamo renderci conto di come un settore chiave dell’economia italiana sia stato, di fatto, garantito dallo Stato almeno da tre punti di vista. In primo luogo tramite la spesa per le infrastrutture. In secondo luogo venendo meno a quello che dovrebbe essere il suo mandato a garantire una dignitosa qualità della vita. Infine agendo sulle amministrazioni locali, in maniera da favorire il comparto edilizio.

Seguendo l’andamento dei bilanci comunali nel corso dell’ultimo trentennio possiamo renderci conto di come questo sia avvenuto. Secondo i dati Istat5 negli anni 80, in media, i comuni si finanziavano per il 30% emettendo imposte locali e, per il restante 70%, mediante trasferimenti da Stato e regioni. Nel corso degli anni 2000 questa proporzione si è ribaltata, il 70% dei finanziamenti deriva dalle imposte locali e solo il 30% dai trasferimenti. Nel corso degli anni 2000 è anche cresciuto il debito delle amministrazioni locali, se nel 2004 il debito combinato di comuni e provincie ammontava al 1.6% del pil, questa cifra in soli 7 anni è quesi raddoppiata, infatti nel 2011 il solo debito dei comuni ammontava al 3.1% del pil.

debito come proporzione del reddito

Blocco edilizio, accumulazione per spoliazione

Che esista un collegamento forte fra entità dei trasferimenti e debolezza dell’amministrazione locale nei confronti degli speculatori è cosa riconosciuta in letteratura specializzata6: un’amministrazione dipendente dalle entrate locali (e magari indebitata) difficilmente potra permettersi di rinuciare alle entrate fiscali aggiuntive prospettate da nuovi progetti immobiliari; in particolare non potrà permettersi di fare a meno degli oneri di urbanizzazione, i quali svolgono un ruolo sempre più importante nel bilancio dei comuni.

Ciò che possiamo osservare non è il funzionamento, ‘naturale’ degli attori di mercato ma assomiglia più ad un mercato ‘garantito’ da un nuovo ‘blocco edilizio’7: una rete di attori pubblici e privati, uniti dallo scopo di sostenere la redditività del settore edilizio, se necessario creando la domanda per ciò che il mercato vende. Da questo punto di vista, l’assenza di nuovi, significativi, progetti di edilizia popolare, le costrizioni fiscali sui comuni e la sovvenzione praticamente a ‘fondo perduto’ dei progetti di ‘ingegneria faraonica’ assumono una connotazione più complessa della semplice ‘disorganizzazione con corruzione diffusa’, categoria con cui siamo abituati a leggere questi fenomeni.

Da parte di questo intero blocco di attori c’è stato un tentativo, pienamente riuscito, di espandere la sfera del mercato ai danni della sfera della riproduzione. Ricollegandoci al discorso fatto in Sottotraccia n4, possiamo affermare che si tratta di un fenomeno di accumulazione per spoliazione: un mercato maturo ha necessità di espandersi e per farlo necessità di creare domanda tramite la canellazione di diritti un tempo garanti di equità sociale e redistribuzione, in questo caso il diritto all’abitare ed il diritto a vivere in un ambiente non tossico.

In questo ed in altri casi, se si vuole elaborare un contributo teorico utile a combattere l’egemonia politica neoliberale è urgente riuscire ad affinare e diffondere concetti politici ed analisi empiriche che possano permettere di ricollegare la crisi individualmente vissuta con l’esperienza della crisi economica. Solo in questo modo possiamo avere la speranza di elaborare una proposta politica sufficientemente fondata e radicale ed in grado riconquistare un’emancipazione sociale che, altrimenti, rischia di venire schiacciata sotto il tallone del progetto neoliberale.

1Fonte: Cresme, osservatorio valori immobiliari

2Fonte: lavoce.info 28-08-10 “la slavina dei redditi da lavoro dipendente”

3Bollettino statistico Bankitalia 2001-2011

4Vedi: Cemento d’oro, Sottotraccia n 7

5 Istat Rilevazione dei conti consuntivi dei Comuni e delle Province

6 Savitch Kantor 2002 Savitch Kantor Vicari 1997, Molotch 1999

7 Valentino Parlato 1974 “il blocco edilizio”

originariamente pubblicato su sottotraccia.org